Buio totale.
Accanto al letto, un comodino. Sopra al comodino un
foglio. Sul foglio poche parole, scritte a penna, in corsivo.
Tutto comincia nel cuore della notte, con il telefonino
che suona Per Elisa di Beethoven. Non chiedetemi perché, ma è stata la mia
suoneria da sempre, e lo è tuttora. Una battuta che faccio sempre, quando il
telefono inizia a suonarmi in situazioni in cui non dovrebbe, è sdrammatizzare
dicendo “Non è per me, è Per Elisa”. Vi assicuro che una risata si strappa
sempre.
Suona vecchio mio Beethoven, suona tu che non senti
questa dannata sveglia, suona tu che puoi.
Mi sveglio, e accanto a me non c’è nessuno.
Quando decido di alzarmi per andare a rispondere è
almeno la terza volta che chiamano, una in fila all’altra.
I vicini iniziano a urlare qualcosa dalla stanza
affianco. I muri di quel condominio sono così sottili che quasi riesci a vederci
la televisione attraverso. Per lo stesso motivo, per quelli dei piani sopra la
vibrazione del telefono deve sembrare come una specie di Big One californiano.
Lo schermo illumina la stanza a intermittenza, è allora
che vedo il foglio sul comodino.
Quello che faccio, a questo punto, è raggiungere il
telefono e guardare chi diavolo mi stia chiamando nel bel mezzo della notte.
Il mio capo, e chi se no.
Il vecchio sordo bastardo continua a suonare. Prendo il
mano il telefono e cammino fino al comodino. Punto lo schermo direttamente sul
foglio e leggo quelle parole, accompagnato dal dal grido del vicino.
Non volevo svegliarti / BUIO / si era fatto tardi /
BUIO / grazie per la bella serata.
Buio.
Beethoven smette di suonare per qualche istante, poi
ricomincia.
Io guardo ancora il telefono, è ancora il capo.
Vi do un consiglio: se qualcuno vi chiama nel cuore
della notte, quando è ovvio che state dormendo, vuol dire che quel qualcuno ha
tutta l’intenzione di farvi svegliare, e vi assicuro che non saranno belle
notizie. Il mio consiglio, quindi, è di lasciare stare. Fate finta di niente e
tornate a dormire.
Click.
«Pronto?».
Nessun commento:
Posta un commento